I media sociali sono diventate delle vere e proprie tecnologie di comunità in grado di contrapporsi e/o sostituire le comunità offline, facilitando la diffusione delle fake news. Come?
Da una parte le fake news si impongono come nuovi fatti sociali nelle comunità online di riferimento – i vaccini fanno male – che li condividono con le altre comunità affini. Progressivamente raggiungono una massa critica che attira l’interesse dei media mainstream spingendoli a parlarne (agenda setting) e quindi facilitandone la diffusione.
Dall'altra, i membri delle comunità online non vivono solo online. E considerando vera la fake news, incominciano a condividerla all’interno dei gruppi sociali offline di cui fanno parte. Se non ci sono elementi divergenti – che ne mettono in discussione i contenuti – la fake news si diffonde velocemente anche tra chi non usa la rete, come un virus.
Un esempio del meccanismo, studiato a lungo dalla scienza delle reti, riguarda l'obesità: come dimostrato dallo scienziato greco-americano Nicholas Christakis, basta la vicinanza fisica per trasmettere non solo idee ma perfino patologie come l'obesità: avere un amico obeso aumenta del 57% la probabilità di diventare obesi.
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