Se l’uso di notizie false è antico quanto la storia, il termine «fake news» nasce alla fine del diciannovesimo secolo, negli Stati Uniti, per descrivere una storia inventata, di solito in ambito politico, utilizzata per danneggiare una persona o una istituzione.
Tuttavia, anche se il termine fake news ha oltre un secolo di vita, il suo utilizzo al di fuori di un contesto specialistico è molto più recente. Secondo, il Collins Dictionary, che ha scelto il termine come parola dell’anno del 2017, è solo a partire dal 2015 che il termine viene utilizzato con il suo significato attuale per indicare «informazioni false, spesso sensazionalistiche, diffuse con la forma di una notizia giornalistica».
In particolare, l’evento che ha reso popolare il termine sono state le elezioni americane del 2016, culminate con l’elezione a sorpresa di Donald Trump. Oggi sappiamo come è andata: nonostante Hillary Clinton abbia ricevuto 65.853.516 voti contro i 62.984.825 di Donald Trump, in base al complesso meccanismo elettorale americano Donald Trump è diventato il quarantacinquesimo presidente americano.
Eppure, a metà del 2016 nessun commentatore politico o giornale avrebbe previsto questo risultato. Tra agosto e settembre 2016 tutti i sondaggi davano Hillary Clinton in vantaggio significativo: si passava dal 49% contro 39% dei sondaggi più positivi al 42% contro 37% di quelli più negativi.
Ma allora che cosa è successo?
Come raccontano in dettaglio i diversi documenti riportati sotto, l'elezione di Trump è il risultato dell'uso strategico delle fake-news da parte del governo russo attraverso un lavoro di ingegneria comunicativa e sociale che dimostra una comprensione profonda dei meccanismi che guidano le relazioni sociali online insieme ad una padronanza dei processi che regolano il funzionamento dei social network perfino superiore a quella delle stesse società che li controllano. Per approfondire:
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